Poco più di trecento anni fa due dazieri dell’isola di Lipari, esigendo per errore da un mercante un balzello non dovuto, riaccesero senza saperlo uno scontro giuridico, politico e religioso – latente da secoli – tra il regno di Sicilia e la curia di Roma. La particolare autonomia siciliana nella gestione della materia ecclesiastica (la cosiddetta “Legazia Apostolica”) alimentava dai tempi della conquista normanna dell’isola i malumori della Santa Sede, e aveva dovuto fronteggiare ripetuti tentativi da parte romana di smantellare il complesso corpus di consuetudini e norme che aveva consolidato e puntellato, nei secoli, le ragioni stesse della sua esistenza e necessità.
Quel piccolo incidente provocò dunque l’accendersi di una veemente e prolungata controversia tra le due parti, con risvolti anche drammatici per il popolo minuto siciliano, la cui vita quotidiana fu stravolta dalla chiusura delle chiese e dalla sospensione dei sacramenti (e si rilegga il sontuoso Re di Girgenti di Andrea Camilleri, cui è dedicata l’appendice di questo lavoro); ma lo scontro diede anche modo di formarsi, sull’isola, a una coscienza laica di governo fondata sulla imprescindibilità del diritto, nel nome della quale i magistrati chiamati a difendere l’istituto della Legazia, diedero un segnale di modernità politica che li avvicinò alle istanze riformiste che già circolavano nel resto d’Europa.
Introduzione
I.De controversia: il racconto di uno scisma sfiorato
1. Breve cronaca delle imprese
2. Corrispondenze, ragguagli e sfoghi poetici tra Settecento
e Ottocento
II.«Una trama che mi ossessionava»: la Recitazione di Sciascia, tra testi e intertesti
1. Narrare la Storia: una questione sentimentale
2. Elogio dell’inquietudine (con parole di Pascal)
III.Il «giudizio di “dopo”»: la Recitazione e il teatro documentario
1. Rimeditare la Storia: Sciascia tra Azaña e Kundera
2. La «redenzione del documento»: Sciascia tra Weiss e Hochhuth
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